DTT. E’ evidente che la priorità è concludere la transizione in fretta. Costi quel che costi

Diciamo la verità, Mi manda Rai Tre, ieri sera, avrebbe dovuto dedicare più tempo all’analisi dei problemi di servizio della televisione digitale terrestre. O, comunque, avrebbe potuto ridurre lo spazio dedicato alla “principessa” dell’investigazione privata.

Perché l’utenza televisiva che ha già vissuto lo switch-off di problemi ne ha effettivamente molti e di risposte rassicuranti o esaustive, durante il programma condotto dal bravo Andrea Vianello, ne ha ricevute decisamente poche da chi doveva fornirle. Telespettatori romani nella zona delle fosse Ardeatine che lamentavano un presunto servizio “a singhiozzo” della Rai. Altri, in un’area costiera della Sardegna, che dicevano di vedere solo alcuni programmi (i contenuti restanti divenivano fruibili a dieci chilometri più in là, nell’entroterra regionale, a confermare la complessità dei problemi orografici italiani). La proprietaria di un albergo a Limone Piemonte (Cn) che confermava la situazione complessa nella quale versano le cosiddette “valli laterali”, ancora in stato di quasi totale assenza di servizio. Una ragazza di Fossano (Cn) che chiedeva al viceministro allo Sviluppo Economico con delega alle Comunicazioni Paolo Romani perché gli utenti non fossero stati avvisati per tempo sulla possibilità (o forse sarebbe meglio dire sulla necessità) di acquistare un decoder TivùSat, in luogo del ricevitore DTT, la cui utilizzabilità si è rivelata scarsa in alcune aree difficili dal punto di vista radioelettrico. Ma a queste domande e ad altrettanti spunti di riflessione offerti dal direttore di questo periodico (il ritardo nell’introduzione del vincolo alla vendita del decoder unico, cioè l’ibrido DTT-Sat con schema di funzionamento uniformato, nonché l’aver trascurato, almeno fino ad oggi, la ricezione del digitale nelle aree periferiche) non c’è stata risposta sostanziale. Al contrario, il responsabile per la comunicazione dell’associazione DGTVi, Tullio Camiglieri, è sembrato allontanarsi dall’argomento principale, ricordando la solita svolta “epocale” che l’Italia starebbe vivendo in questi due anni, suggerendo che la “piccola” quota percentuale di utenza con problemi di ricezione non può arrestare quello che è un processo di transizione a livello europeo. Senza poi contare le superflue lodi nei confronti della grande quantità di nuovi programmi offerti “gratuitamente” dal servizio pubblico, delle quali lo stesso conduttore Vianello non ha voluto rendersi partecipe, facendo ben intendere quanto fossero fuori luogo, in quel momento, i panegirici. Per parte sua, lo scontroso Romani ha preferito evitare le (pericolose) tematiche sostanziali, tentando di concentrare l’attenzione su un numero verde miracoloso, a suo dire capace di risolvere da remoto la maggior parte dei problemi riscontrati dagli spettatori nell’installazione dei decoder. Siamo sicuri che sia così? Provare per credere. Noi lo abbiamo fatto. E sentirsi rispondere che il decoder è troppo vecchio (due anni) o inadatto non è bello. E per nulla miracoloso. (Marco Menoncello per NL)

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