Sembrava fatta a fine luglio. Poi l’upgrade di Paolo Romani da viceministro del MSE con delega alle Comunicazioni a ministro era stata gelata da un ufficioso segnale negativo del Quirinale che avrebbe lamentato l’eccessiva vicinanza del giornalista ex editore televisivo agli affari di famiglia del premier.
Sembrava fatta anche l’altro ieri, quando era stata annunciata la sua nomina per il giorno successivo. Però c’era stato un nulla di fatto anche in quella occasione. Poi è scoppiata in faccia a Romani la querelle dell’assegnazione (provvisoria) a Mediaset (per test HD nelle aree all digital) del canale UHF 58, cioè la più appetibile delle frequenze del dividendo (da assegnare
con un beauty contest regolato da Agcom – che si è riunita oggi per valutare le condizioni – e gestito proprio dal Ministero dello Sviluppo Economico). Ed è stato un tripudio di contestazioni, agevolate dal fatto che Mediaset parteciperà con ogni probabilità alla gara non competitiva indetta dal ministero diretto ad interim da Silvio Berlusconi e potrebbe proprio ottenere quel canale che oggi sta sperimentando su autorizzazione del MSE. Effettivamente un’iniziativa non proprio opportuna sul piano politico, quella di firmare a fine agosto (dopo l’incidente quirinalizio di fine luglio) l’autorizzazione richiesta da Mediaset con un’istanza (pare) avanzata soltanto a fine luglio (ci sono emittenti locali che attendono da anni riscontri alle istanze dal MSE). Fatto sta che il giuramento di Romani sembra sia slittato a lunedì o martedì della prossima settimana. A motivare lo spostamento non sarebbero però nuovi dubbi del Colle sul nome del nuovo ministro, quanto problemi organizzativi (legati ad impegni istituzionali). Salvo che il canale 58 non faccia rinascere dubbi al Presidente della Repubblica. (A.M. per NL)
