
Con l’ufficializzazione della tabella di marcia per la liberazione della banda 700 MHz, che gli operatori televisivi dovranno cedere alle telco in vista delle connessioni 5g diventa attuale la problematica relativa alla nuova collocazione dei mux televisivi, ancora lontana dall’essere risolta.
Nonostante la discutibile proroga concessa fino al 2022, infatti, nel corso del prossimo anno, l’Italia sarà tenuta a costruire un piano d’azione che porti, nei quattro anni successivi, alla libera delle frequenze nella banda 700 MHz, piano che l’Europa chiede sia pronto entro giugno 2018; tuttavia, se si considera l’attuale situazione politica del nostro paese, appare difficile che il precario Governo Gentiloni riesca a dedicarsi a quest’attività (vista anche la presenza di questioni più pressanti, come la legge elettorale) e aggiungendo che la naturale scadenza della legislatura è prevista per la prima metà del 2018, appare già chiaro come il Belpaese parta da una situazione traballante. A questo, aggiungiamo anche le complicazioni tecniche: la banda dei 700 MHz, in Italia, ospita diversi mux e alcune frequenze sono state rilasciate con autorizzazione valide fino al 2032; inoltre, ancora non è chiaro in che modo si riuscirà ad inserirli tutti nella banda sub-700: si è parlato molto, ad esempio, del passaggio al T2, ma l’obbligo di vendita di apparecchi televisivi a partire dal 2017 è stato già agilmente schivato grazie all’espediente di vendere i vecchi dispositivi abbinati ad un decoder e dunque, salvo uno switch-off violento come è stato per il segnale analogico, riesce difficile pensare al passaggio completo entro il 2022. Sotto quest’aspetto, è interessante l’iniziativa di Sky, che avrà il via nel 2018 in Regno Unito, e che offre la sponda a un passaggio alla tecnologia IP inserendo nell’offerta Sky Q tutti i prodotti disponibili su satellite: non è ancora ben chiaro perché internet non possa essere preso in considerazione come mezzo di diffusione. Ma il nodo più grosso è il destino delle imprese del settore via etere digitale terrestre: se è vero che le frequenze per il DTT diminuiranno, è altrettanto vero che con il T2 la capacità aumenterà recuperando quella perduta con meno canali UHF col T1; ma con la riscrittura conseguente degli LCN si rischia un nuovo reset del comparto. (E.V. per NL)
02/02/2017 11:04
Perche' col T2 cambiano gli LCN?
Redazione: perché l'intero piano LCN è in fase di riscrittura, posticipata proprio in vista dall'introduzione della nuova tecnologia che potrebbe portare alla necessità di nuove numerazioni.
sabato100