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I giganti dello streaming on demand puntano ad aumentare le produzioni originali, una scelta che fino ad oggi si è rivelata vincente dal punto di vista commerciale.
Nel 2016 Netflix, se pur ancora lontana dai livelli della colossale HBO, ha confermato le aspettative superando gli 80 milioni di abbonati e producendo circa 600 ore di programmi originali con investimenti pari a 1,2 miliardi di dollari. Amazon, che nel 2017 si propone come il principale concorrente dell’azienda californiana, a dicembre ha lanciato in Italia Amazon Prime video, il servizio streaming (già da tempo presente in molti paesi come Usa, Regno Unito e Giappone) che permette l’accesso a molti contenuti come “The Grand tour”, programma con un format molto simile al più famoso “Top Gear”. La sfida più importante tra le due piattaforme sarà la localizzazione dei contenuti nei diversi paesi in cui sono operativi i due colossi. Netflix, ad esempio, si è affidata alla casa di produzione italiana Cattleya per la creazione della serie “Suburra” tratta dall’omonimo film e che percorre le vicende della criminalità romana. Amazon, invece, ha collaborato con France Télévision per “The collection” e con Fuji Tv per alcune serie nel Sol Levante. L’ampliamento del servizio a livello internazionale, in attesa di poter raggiungere il grande mercato cinese, porterebbe un aumento delle sottoscrizioni e un incremento della raccolta pubblicitaria. È importante sottolineare, tuttavia, che per Netflix il servizio streaming rappresenta la quasi totalità dei ricavi, mentre per Amazon, Prime Video è nato come un esperimento (subordinato ad Amazon Prime) all’interno di un più ampio giro d’affari che potrebbe portare al colosso dell’e-commerce una maggiore disponibilità economica d’investimento. (M.R. per NL)
03/01/2017 14:26