UK: il problema-radio assilla “Digital Britain”

(Radio Passioni) – Grande attesa per la pubblicazione in Gran Bretagna del white paper di Digital Britain. Tra venerdì e oggi sul Financial Times si parla molto del ruolo della BBC e della necessità di stornare parte dei fondi stanziati dall’ente pubblico britannico a favore di una maggiore collaborazione con il settore mediatico privato.

Uno dei temi in discussione è lo sviluppo di nuovi poli pubblici. Ma il punto di riferimento per la discussione tra il governo e la pubblica opinione è il portale Digital Britain, che offre la possibilità di dibattere sull’imminente white paper anche su Twitter (proprio come noi italiani abbiamo fatto con la legge Gasparri, no?). Sarà un caso, ma il 4 giugno è apparso sul blog Digital Britain Forum questo post dedicato alla questione della radio digitale, dove ci si accorge finalmente che la vera partita si sta giocando su Internet, non su infrastrutture basate su standard vetusti, costosi e ampiamente snobbati proprio dal pubblico che sta pagando da anni di tasca propria per la loro realizzazione. Non dico naturalmente che Internet risolverebbe tutti i problemi e farebbe risparmiare al pubblico questi soldi. Il Financial Times dell’11, per esempio, rivela che British Telecom ha deciso di spingere perché content owners come BBC e Google/YouTube comincino a preoccuparsi dei costi di banda per il "delivery" dei loro contenuti multimediali. Come dicono gli americani, there’s no free lunch, qualcuno per la nuova radio e la nuova televisione dovrà pagare comunque. L’importante, specie in momenti come questi, è che siano soldi spesi bene.
The problem with radio

One of the issues we’re likely to focus on in the Final Report is that of Digital Radio. In many ways, its the issue that joins together the infrastructure challenges we face as a nation with the content challenges.
In infrastructure, it’s a question of investment. DAB, a reasonably popular technology, is in a lot of people’s kitchens, but hasn’t become pervasive enough that analogue radio is starting to wither (not least because it is in every car). So we are running multiple networks and not investing enough as a nation to have a really robust digital platform.
In content, as usual the challenge is getting UK content that pays its way. As Richard Curtis’ last film (I haven’t seen it)reminded us, the problem with radio used to be that the BBC wasn’t very good at giving people what they wanted – so they turned to illegal, or at least grey market sources. Nowadays, the problem is that the BBC is so good at serving multiple audiences that the commercial sector finds it hard to compete.
Of course, out there on the web is the most amazing variety of music services, but also some fantastic speech content as well. Personally I would love to see every school pupil in the country subscribe to This American Life and Stuff You Should Know (neither of which are UK based of course, but they are great). And according to the folks at the Guardian when we visited them recently, they are providing more speech content than just about anyone outside Broadcasting House.
So is there a case for broadcast Digital Radio? That’s something we will have to face up to when the report is published.

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