
Nella giornata di ieri, la Guardia di Finanza di Milano ha notificato a Google un verbale relativo ad una presunta evasione fiscale, stimata in 227 milioni di euro, su una base imponibile di 300 milioni.
Il colosso di Mountain View, sarebbe riuscito nell’impresa mettendo in atto una pratica già nota al fisco italiano (e non solo): si parla di “double irish” e capitalismo ibrido. Meccanismi grazie ai quali le grandi multinazionali, come Google, strutturano la propria azienda: retaggi complessi di imprese controllate, e trasferimento dei ricavi in sedi “fiscalmente più appetibili”. Nel caso del colosso del web, l’Irlanda. Aveva già fatto notizia l’accordo siglato tra Apple e l’Agenzia delle Entrate a fine 2015, per un maxi-risarcimento di 318 milioni di euro. La ricetta usata da Google sarebbe la stessa: trasferire i ricavi fatturati in Irlanda, alla società Google Ireland Ltd. Il tutto, sarebbe stato possibile grazie all’azione congiunta di vuoti normativi (relativi in particolar modo al web) nelle direttive europee e di capziosità irlandesi nell’incoraggiare la presenza, sul proprio territorio, di importanti multinazionali con trattamenti fiscali definibili, a voler essere riduttivi, vantaggiosi. Tutte pratiche “fiscalmente aggressive”, eppure perfettamente legali. Ora il prossimo passo spetta all’Agenzia delle Entrate di Rossella Orlandi, che avrà il difficile compito di verificare i fatti contestati a Google, ed eventualmente stabilire la cifra del risarcimento. La stessa direttrice afferma che «non c'è alcuna differenziazione tra piccoli e grandi», e a proposito di Apple storce il naso quando si parla di “accordo”: «Non c'è stato alcun accordo», dice, «la parola sconti non la accetto. Apple ha aderito a un verbale». E il verbale recapitato a Google si sviluppa in due punti, che diventano inevitabilmente accuse: il primo su un reddito imponibile non dichiarato per 100 milioni di euro, e l’altro riguardo all’evasione delle ritenute sulle royalties per 200 milioni. (G.C. per NL)
29/01/2016 09:53